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Bianca Stancanelli – La vergogna e la fortuna: 21 storie di vita rom

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06/03/2012

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Bianca Stancanelli – La vergogna e la fortuna: 21 storie di vita rom

Per conoscere i rom é sufficiente fare i cronisti. Nessun segreto particolare, secondo Bianca Stancanelli, inviato speciale del settimanale Panorama, se non la volontà di comprendere la realtà, e raccontarla. Lei, certamente, c’é riuscita. Il suo “La vergogna e la fortuna” (Marsilio, 2011, 350 pagine, 19 euro) raccoglie 21 storie di vita rom, ognuna con la sua specificità, senza mai nascondere nulla. Nel libro le storie delle ladre rinchiuse nel carcere romano di Rebibbia si intrecciano con quelle delle bambine mandate a mendicare dai genitori, quelle che agli occhi dei più risultano sfacciate e irriverenti, ma che invece –assicura Stancanelli –si vergognano eccome. C’e la favola della giovane regista di Torino superpremiata per il film in cui racconta la storia della sua famiglia e la sua passione per Woody Allen. Si parla dell’artista che ha scolpito il monumento in onore del Porrajmos, l’Olocausto rom, l’ex maestro che rifiuto di insegnare nelle classi speciali per i rom e che,alla guida di un’associazione, si batte per tirar fuori la sua gente dal degrado dei campi nomadi. E ancora il ragazzino di origine slava che a scuola e tra i primi della classe e da grande vuole fare il soldato. Infine, l’autrice narra le storie dei i rumeni sgomberati dalle baraccopoli abusive di Milano che oggi vivono in dignitosi appartamenti.

 

Un libro che e stata anche un’avventura personale, perché i rom –continua Stancanelli – sono restii a raccontarsi  La scelta di occuparsi dell’argomento ha coinciso con l’esigenza di squarciare la cappa di pregiudizio che avvolge l’universo rom in Italia. Provate a rileggere la vicenda dei genitori dei quattro bimbi bruciati in una roulotte a Livorno nel 2007. Ricordate? Il pubblico ministero dispose quattro fermi di polizia giudiziaria a carico dei genitori dei quattro bambini. Furono accusati d’ incendio colposo e abbandono di minore con l’aggravante della morte. Salvo poi scoprire, qualche giorno dopo, che il rogo veniva rivendicato dai “Gape” , Gruppo armato pulizia etnica. Ecco, la Vergogna e la Fortuna non fanno sconti alla nostra memoria. Quanti si ricordano di Emilia Neamtu? , domanda Stancanelli  Era la rom che tentò di fermare la mano di Nicolae Mailat, il delinquente che aggredì e straziò Giovanna Reggiani, al buio di un vialetto all’uscita di un fermata periferica della metropolitana di superficie di Roma. Eppure quel fatto di cronaca nera non fece altro che ingigantire il pregiudizio, alimentato dai messaggi veicolati dai media.

 

L’autrice, non fa sconti a neppure a se stessa, e descrive la sue esitazioni nel premere il citofono di un palazzo elegante per incontrare l’ex operaio Graziano Halilovic: in fondo, si scopre a pensare, uno zingaro deve stare in una baracca, non in un quartiere borghese. Appunti a futura memoria da un libro esemplare, da far leggere a chi ancora la pensa come un anonimo bolognese che nel 1422, quando il popolo rom sbarcò in Italia scrisse: “Era la più brutta razza che mai fosse giunta da queste parti. Erano magri e negri e mangiavano come porci”. (da @lumsa, n.2, dicembre 2011, pag. 10).

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