Beirut tra conflitto e rinascita, in mostra al Maxxi
Terra di contrasto, di guerra e di speranza, di modernità e tradizione, ricca per diversità culturale ed energia creativa, Beirut è al centro di una grande mostra ospitata dal 15 novembre 2017 al 20 maggio 2018 negli spazi del Maxxi di Roma. L’esposizione sulla capitale libanese è il terzo capitolo della serie Interactions across the Mediterranean, programma espositivo incentrato sulla relazione tra comunità artistiche europee e medio orientali.
Il processo che negli ultimi due decenni sta trasformando a grande velocità Beirut offre una lezione di resilienza, di cui l’arte contemporanea, testimone e motore, è la più grande espressione. La storia della città, caratterizzata da diversità culturali, politiche ed economiche, protagonista di continui conflitti e migrazioni, di partenze forzate e successivi ritorni, ha prodotto un precario senso di appartenenza, di essere “a casa”. La nuova emergenza legata ai conflitti nelle zone vicine e lontane mette nuovamente la città davanti all’interrogativo sulla possibilità di accogliere tutti, di essere “casa per tutti”, da cui il titolo della mostra Home Beirut Sounding the Neighbors.
La mostra presenta alcune fra le più importanti tendenze creative contemporanee: in esposizione i lavori di artisti, architetti, registi, ballerini, ricercatori e musicisti, che indagano le mille sfaccettature e la complessità di questa realtà, laboratorio di idee in ambito sociale, urbanistico e architettonico. Home Beirut Sounding the Neighbors si articola in quattro sezioni, ciascuna
concepita come una “casa”: dalla memoria (Home for Memory), all’accoglienza (Home for Everyone?), alla mappatura del territorio (Home for Remapping), alla gioia (Home for Joy).
In Home for Memory centro delle rappresentazioni è la memoria della guerra, vista attraverso una molteplicità di prospettive. Il ricordo permette non solo di guardare al passato ma anche al futuro, con la speranza di ricostruire una società civile più giusta.
Varie sono le tematiche affrontate come anche i linguaggi espressivi: fotografie, video, documenti, e archiviazioni personali.
Interessante spunto di riflessione si trova nella serie di fotografie (Les Fleurs de Damas) scattate a Beirut da Paola Yacoub nel 2002 durante l’occupazione siriana.
La Yacoub racconta che in questo periodo fecero la loro comparsa nel quartiere di Achrafieh uomini e bambini che vendevano mazzi di rose rosse, sospettati di essere di spie siriane. Nessuno le acquistava e tutti sapevano chi fossero: il terrore siriano imponeva una disposizione scettica. Ora l’Europa ospita quei venditori di fiori e i fiori di Damasco li possiamo guardare per quello che realmente sono. Particolarmente suggestivi e ricchi di significato sono i disegni di Laure Ghorayeb, artista, giornalista e poetessa, che nel suo lavoro, 33 Jours, racconta, fondendo calligrafia araba e fumetto occidentale, il lungo mese dell’ultima guerra con Israele, conflitto breve ma devastante. La serie illustra lo sviluppo cronologico del conflitto: fase cronachistica, evocazione nostalgica e prospettiva del dopoguerra.
La selezione, attentamente curata da Hou Hanru e Giulia Ferracci, punta a rendere conto di una realtà non troppo lontana da noi, punta l’occhio critico sulla nascita di una nuova cultura trans-mediterranea in forte crescita, apre le menti in un momento storico in cui la violenza e l’ignoranza oscurano il vero valore di alcune realtà storiche.
Patrizia Giannotti
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