Angelo Brescianini, l’artista che usava le pallottole
“Realizzare l’opera in 3 secondi”: questo era l’intento dell’artista Angelo Brescianini, morto lo scorso mese d’aprile. Lui adoperava i suoi “pennelli”: esperimenti continui, lastre che non vengono mai perforate, grande capacità nel dosare la polvere all’interno delle pallottole. Nessuno aveva mai abbinato l’utilizzo di questi suoi “pennelli”, queste armi da fuoco nel realizzare un’opera d’arte . C’è chi le associa alla guerra, all’arma che tende ad offendere. Salvatore Falbo (curatore ed archivista) insieme a Roberto Sottile hanno curato la mostra “A ferro e fuoco” che si è tenuta al Museo d’arte dell’Ottocento e Novecento di Rende, dal 2 al 24 ottobre 2015. Trenta le opere esposte. Acciai e lucidi satinati blu, bianchi, neri, rossi e gialli sono le sue cifre stilistiche. I disegni delle lastre sono forme geometriche classiche e inusuali. Tutto ha avuto inizio con la realizzazione di opere che si discostano da queste. L’intento del maestro è sempre stato quello della fugacità e istantaneità nel realizzare l’opera. Lo paragonavano a Fontana che usava un bisturi per tagliare la tela. Brescianini usava la pallottola. Ora userà “i suoi pennelli” anche nell’aldilà.
Rosanna Angiulli
Lascia un commento