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Ancora un ritrovamento sensazionale nel mondo dell’arte. Sequestrato il tesoro di Diotallevi, ex-boss della banda della Magliana

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24/12/2013

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Ancora un ritrovamento sensazionale nel mondo dell’arte. Sequestrato il tesoro di Diotallevi, ex-boss della banda della Magliana

Ancora un ritrovamento che ha dell’incredibile nel mondo dell’arte. Dopo la scoperta del cosiddetto “Tesoro di Hitler” portato alla luce dalla polizia doganale tedesca a Monaco di Baviera, è toccato alla Guardia di Finanza annunciare il sequestro di ben 27 opere d’arte rinvenute nella casa di Ernesto Diotallevi, ex boss della banda della Magliana. Nell’appartamento, situato nei pressi di Fontana di Trevi, i baschi verdi hanno catalogato dipinti di Giacomo Balla (tra i quali un trittico a tempera), Mario Schifano, Sante Monachesi, Franco Angeli, Norberto Proietti, Ana Maria Laurent, Antonio Balbo detto “Abate”, Aldo Riso, oltre a opere pittoriche delle scuole romana, campana e francese dell’800 e del ‘900. Ma la lista non si chiude qui le stanze della lussuosa abitazione erano ornate da mobili di antiquariato di ingente valore, tavoli intarsiati e specchiere e nel salotto troneggiava un elegante quanto costoso pianoforte di mogano.

A differenza del signor Gurlitt di Monaco però, le opere non erano nascoste, impolverate e ammucchiate alla rinfusa ma ostentate per dimostrare l’importanza e il prestigio dell’ex-boss che se ne faceva vanto con sodali e conoscenti. Come nella migliore tradizione cinematografica sui gangster. Tuttavia, questa “passione” non era dettata da un particolare gusto per l’arte o da una sensibilità estetica spiccata bensì dalla volontà di sfuggire al fisco che costantemente accompagna gli uomini di malaffare. Come hanno spiegato gli inquirenti:

«Le opere d’arte non sono soggette a particolari registrazioni e in molti casi sfuggono ai provvedimenti ablativi emessi dall’Autorità Giudiziaria, rilevando la loro presenza solo in una fase successiva, all’atto dell’emissione di specifici provvedimenti che colpiscono l’indiziato di appartenere ad associazioni mafiose, ovvero che risulti vivere abitualmente con proventi illeciti».

 

Sabato Angieri

 

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