A Torino il 5 e 6 aprile si incontrano 66 Città del Libro
La ricchezza e la bellezza dell’Italia sta anche nelle sue tantissime “Città del libro”. Da Bassiano e Venezia, dove è nato e ha operato il primo grande editore europeo, Aldo Manuzio, a Torino, dove si tiene da 26 anni il Salone Internazionale del libro. E a Torino, sessantasei fra le più attive e importanti manifestazioni delle «Città del Libro» d’Italia si incontrano per la prima volta venerdì 5 e sabato 6 aprile 2013 nella sala Agorà UniCredit (via XX Settembre 29, Torino).
L’idea è partita dalla Città di Torino con il sindaco Piero Fassino e dal Centro per il Libro di Roma presieduto da Gian Arturo Ferrari, che promuovono e organizzano il convegno.
Obiettivo della due giorni «Le Città del Libro» è far incontrare, conoscere e dialogare fra loro le iniziative nate nel tempo sull’intero territorio nazionale: mettere a confronto esperienze, modelli organizzativi, obiettivi e criticità. Ma soprattutto creare un coordinamento permanente, una governance che sappia fare fronte comune presso le Istituzioni per sostenere in modo incisivo questa realtà dell’industria culturale troppo spesso condizionata da frammentazione locale e difficoltà a fare rete, e ancora priva di un adeguato riconoscimento normativo.
Se l’Unesco tutela infatti da anni come patrimonio dell’umanità beni di cultura immateriale come il teatro dei pupi siciliani e la dieta mediterranea, le canzoni baltiche e il Carnevale di Binche, la legislazione italiana riserva lo status di bene culturale e la conseguente tutela soltanto a beni materiali come musei e monumenti, opere d’arte e siti storici e archeologici. Eppure il rapporto che si crea tra un festival o salone attivi da anni o addirittura decenni in un determinato territorio e il genius loci che li ha prodotti non è meno vincolante nel plasmarne il legame con una specifica città, le sue pietre, persone e anime.
Dal Festival francescano a quello del Libro ebraico, da Una montagna di libri a Mare, sole, cultura, oggi in Italia sono dell’ordine delle centinaia le località grandi e piccole che ospitano e organizzano manifestazioni legate al libro quali festival letterari, saloni, reading e incontri con l’autore. È un numero cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni, che se da un lato testimonia l’impegno a valorizzare il libro e la cultura come importante attrattore turistico e fattore di crescita economica, dall’altro pone il problema di un coordinamento dell’offerta e del rapporto con le risorse che – notoriamente – sono sempre meno e sempre più difficili da reperire.
Un Salone o Festival non nasce a caso, ma sorge lì dove si creano alchimie e situazioni ambientali spesso irripetibili nel rapporto con la città intesa come quinta urbana con le sue istituzioni, i suoi palazzi, chiostri, giardini, botteghe e tessuto umano ed economico, al punto da renderne impensabile una sua trasportabilità oppure la sua cancellazione senza infliggere una grave perdita alla biodiversità del panorama culturale del nostro Paese.
Sono maturi i tempi per mettere a punto gli strumenti volti a tutelare e difendere questo vincolo, in modo da preservarne la specificità e infungibilità. Dal convegno Le Città del Libro dovrà prendere forma così un’iniziativa legislativa che mira ad estendere anche a festival e saloni legati al libro e alla cultura lo status di bene culturale riconosciuto, tutelato e difeso dalla legge italiana.
Giorgio Marota
Lascia un commento