A Verona, Milano e Roma tre mostre da non perdere
Verona e l’arte di Emilio Vedova, Milano e il marmo di Rodin, Roma e le tele di Antoniazzo: tre occasioni per incontrare il tocco di grandi maestri dell’arte europea.
A Verona, alla Galleria dello Scudo, la mostra “De America” espone lavori in bianco e nero firmati da Emilio Vedova, protagonista dell’avanguardia italiana: un ciclo interamente dedicato al rapporto che Vedova instaurò con le istituzioni universitarie, quelle pubbliche ed il mondo della cultura a stelle e strisce. Un corpus di opere mai esposto nella sua completezza, quasi cinquanta dipinti su tela e su carta di grande formato realizzati tra il 1976 ed il 1977; il segno, deciso e feroce, compone figure inconfondibili: una porta d’ingresso all’esperienza condotta negli Stati Uniti da uno dei più importanti artisti italiani del secolo scorso. Un’ occasione imperdibile, fino al 31 marzo, per ripercorrere la strada che portò il maestro veneziano ad imporsi giovanissimo nel panorama artistico mondiale.
Milano offre invece ancora per poco, fino al 26 gennaio, uno dei più colossali allestimenti dedicati ad Auguste Rodin: per celebrare il genio dell’artista parigino, ecco la più grande rassegna di sculture mai esposta qui in Italia. Sessanta opere in tutto, da quelle giovanili, severe e rigorose, a quelle compiute in età adulta, ormai libere da vincoli dettati da correnti ed accademie, da cui emerge quella naturalezza e quella spontaneità che trova un paragone solo nel gesto di Michelangelo. Particolarmente suggestiva è la sezione dedicata alla poetica dell’incompiuto, ossia all’approdo a quel “non finito consapevole”, simbolo di una perpetua trasformazione, cui anche il marmo può esserne soggetto.
Roma rievoca l’arte di Antoniazzo Romano, dalla formazione alle grandi commissioni, dalle sue ispirazioni alla piena consapevolezza del proprio talento e al conseguente bisogno di sperimentare. Fino al 2 febbraio presso gli spazi espositivi di Palazzo Barberini si posso ammirare i capolavori del Romano capaci di una sintesi straordinaria: le sue tele, come anche le pale d’altare fondono la rivoluzione artistica rinascimentale con i precedenti splendori medievali.
Andrea Mazzuca
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