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Fine prestito: La Fornarina è tornata a Palazzo Barberini

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10/04/2018

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Fine prestito: La Fornarina è tornata a Palazzo Barberini
La celeberrima “Fornarina” di Raffaello ha fatto ritorno, lunedì 9 aprile,  nella sede di Palazzo Barberini a Roma, dopo essere stata esposta nella mostra Raffaello e l’eco del mito, all’Accademia Carrara di Bergamo, dal 27 gennaio al 6 maggio 2018. 
 
Le Gallerie Nazionali Barberini Corsini avevano infatti deciso di aderire a questo progetto espositivo di straordinario valore scientifico concedendo in prestito il capolavoro di Raffaello nelle loro collezioni. Un museo vive e cresce – si fa infatti rilevare al MIbact – attraverso la promozione della conoscenza del proprio patrimonio, anche a costo di doversene privare temporaneamente.  La Fornarina sarà di nuovo fruibile al pubblico dal 12 aprile, mentre la mostra dedicata a La Madonna Esterházy in prestito dal Szépmuvészeti Múzeum di Budapest, ha chiuso domenica 8 aprile.

L’amante di Raffaello

Il “RITRATTO DI GIOVANE DONNA (La fornarina)” è un dipinto autografo di Raffaello realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1518 1519,  misura 85 x 60 cm. ed è custodito alla Galleria Nazionale d’arte antica, Roma.
Sul bracciale è visibile la scritta “Raphael Vrbinas”. Documentazioni attestano che il dipinto fu visto nell’abitazione  della contessa di Santafiora presso la cancelleria di Corasduz (1595). Più tardi passò alla famiglia romana dei Buoncompagni come ricorda Fabio Chigi nel 1618 nel Commentario alla vita di Agostino Chigi.  Nel 1642 la “Fornarina” divenne proprietà della famiglia Barberini.
Nel tardo secolo scorso fu trasferita per un certo periodo nella Galleria Borghese. Attualmente si trova nella Galleria Nazionale d’arte antica di Roma. Nella donna raffigurata si scorge tradizionalmente una certa Margherita Luti, figlia di un fornaio ed amante di Raffaello.
L’attribuzione al Sanzio fu suffragata da Passavant, Burckhardt e Cavalcaselle; di altra opinione furono il Morelli [1897], poi Berenson, Seidiitz, Gamba ed altri importanti studiosi che attribuirono l’opera in esame al suo più importante collaboratore, Giulio Romano, considerando la data di esecuzione dopo il 1520.
Nel Novecento, a sostegno delle ipotesi che vedono Raffaello come il principale esecutore, vennero A. Venturi (1935),  Ortolani, Gronau, Pittaluga, Camesasca e Brizio. La cronologia in base a quanto sostenuto da Venturi, Ortolani …. dovrebbe aggirarsi intorno agli anni 1518-1519.
P.G.

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