“Giovani Spazi”: visioni e idee per creare lavoro e bellezza
Si può valorizzare la bellezza del nostro Paese, delle nostre città, dei nostri spazi vitali e, al tempo stesso, creare lavoro? Si può: accantonando una mentalità culturale non adatta a tempi di crisi. Amministrazioni, enti locali, imprenditori e privati possono e devono rappresentare una preziosa fonte di sinergie da cui ‘estrarre’ ciò che vorremo e sapremo offrire alle future generazioni.
Un primo concreto esempio di quello che si può fare si vedrà martedì 18 giugno 2013 al MAXXI di Roma, dalle ore 18: il presidente di Inarcassa Paola Muratorio, insieme al Presidente del museo Giovanna Melandri, al Sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari e all’Assessore Infrastrutture e Ambiente della Regione Lazio Fabio Refrigeri, premieranno i vincitori del concorso di idee ‘Giovani Spazi’, dedicato agli architetti e ingegneri liberi professionisti under 35, con la partecipazione straordinaria del maestro Giorgio Albertazzi (anche lui architetto in gioventù).
Bandito per la ristrutturazione e riqualificazione delle aree esterne della sede della Cassa, il concorso ha visto la partecipazione di oltre 100 progettisti di tutta Italia. Per i primi tre classificati riconoscimenti complessivi per oltre 22.000 euro e per i vincitori l’incarico per la progettazione delle opere.
Con il concorso di idee Giovani Spazi Inarcassa ha voluto cogliere lo spirito dei tempi e dare avvio – attraverso un intervento di ‘microchirurgia estetica’ sui suoi spazi esterni, sui percorsi di collegamento della Sede, e sugli spazi di accoglienza – ad un modello vincente di sviluppo. Ha voluto affidare allo sguardo visionario dei giovani associati i suoi futuri spazi di accoglienza, il suo biglietto da visita. Quindi, rispondendo alla domanda iniziale, si può: dando fiducia ai nostri giovani architetti e ingegneri che oggi si avviano alla professione tra mille difficoltà.
I progetti premiati non sono però esaustivi di un panorama ricco di sfumature e di interesse, che merita attenzione, ed una committenza consapevole e coraggiosa. Dall’altra parte, dalla parte dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro, questa consapevolezza c’è. Vale la pena leggere quanto scrivono Davide Gambino e Sebastiano Provenzano, terzi classificati, nella loro relazione tecnica. “La specifica condizione economica e sociale italiana ed europea nella quale viviamo in questo momento storico ha imposto una radicale modifica della frequenza e della tipologia delle occasioni professionali con le quali specialmente i giovani progettisti sono chiamati a confrontarsi. La dimensione più frequente nella prassi professionale, almeno in Italia, non è più legata al fare quanto piuttosto al ri-fare, al trasformare, al riscrivere. Alla luce di questo quadro il progettista, e quindi le scuole che formano i giovani architetti, si devono adattare alla realtà e sforzarsi di adeguare i propri paradigmi disciplinari alle condizioni del reale. Gli architetti delle nuove generazioni sempre meno saranno chiamati a realizzare nuovi edifici, la loro prassi professionale si rivolgerà quasi unicamente alla riscrittura dell’esistente. Un ambito di indagine progettuale quest’ultimo che estende la propria azione a tutte le scale proprie dell’intervento architettonico e urbano. Riscrittura degli spazi pubblici, di un prospetto malandato, riscrittura di un organismo funzionale mal disposto e mal costruito. Il tema di concorso su cui Inarcassa ha chiesto ai propri giovani iscritti di contribuire con una riflessione rientra appieno in questo scenario.”
(c.m.)
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