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De Sanctis e l’arte, “una ricchezza dimenticata”

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21/07/2012

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De Sanctis e l’arte, “una ricchezza dimenticata”

L’Arte, una ricchezza dimenticata”:  questo il titolo della rubrica di corrispondenza di Corrado Augias, su “la Repubblica” di ieri.  Un titolo intrigante per un sito come “La Voce della Bellezza”. La lettera  viene da Mirano ed è di Maria Letizia Angelini, una professoressa di Storia dell’arte che insegna in un liceo classico, positivamente colpita dalle prime dichiarazioni del prof. Francesco De Sanctis, che il ministro Ornaghi ha scelto come neo presidente del Consiglio superiore del Mibac, il Ministero dei Beni culturali e ambientali. Il nuovo presidente De Sanctis succede a Salvatore Settis che ha sua volta aveva assunto l’incarico che era di Andrea Carandini. De Sanctis ha affermato che è necessario che i cittadini si responsabilizzino “di fronte a questa ricchezza che non si può intendere in senso capitalistico”, e che beni artistici e culturali, nonché il paesaggio che li include debbano essere considerati “bene comune come l’acqua”.

La lettera, in realtà, contiene una forte e accorata denuncia: “ Con la cosiddetta riforma Gelmini – scrive la prof. Angelini – c’è stato un ridimensionamento di questa disciplina rispetto all’orario in vigore da decenni nella maggioranza dei licei classici; ma c’è stato anche nei licei linguistici e tecnico turistici. La storia dell’arte s’insegna nei licei scientifici, artistici e musicali, sociopedagogici, mentre nelle altre scuole superiori è inesistente. Per quanto riguarda l’università, in modo accorato testimonia il suo progressivo esautoramento il prof. Tomaso Montanari nel suo libretto “A cosa serve Michelangelo”. Come si può pensare a una cittadinanza consapevole di essere “comproprietaria” e responsabile di una simile ricchezza se non la si conosce?

La lettera non accenna al fatto che la Storia dell’Arte è spesso considerata una materia secondaria,  che ha poco “peso” nelle valutazioni dei Consigli di classe. Amarla e studiarla dipende molto dall’indole personale dello studente e dalla capacità del docente di  coinvolgerti in questo viaggio straordinario alle radici della bellezza. Artisti che hanno lasciato il segno nella storia dell’uomo e del paesaggio possono esserti compagni e guide –se li hai conosciuti e amati – per tutta la vita.

Ma Augias, nella risposta,  oltre a sottolineare alcuni passi del libro di Montanari,  si sposta su un altro piano e fa un’osservazione importante a proposito della  Costituzione italiana, e “tra le tante intuizioni geniali” della nostra Carta ricorda   quella dell’articolo 9 che affida anche questo compito alla Repubblica: tutelare “il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. “Aver messo insieme, gemellato, il paesaggio e il patrimonio artistico – scrive Augias – voleva dire esattamente stabilire un nesso di continuità ideale e civile tra i due doni di cui natura e ingegno umano ci hanno fatto eredi. Montanari e Angelini hanno ragione poiché, come scrive il primo: «nelle nostra vicenda l’arte non è mai stata un fatto privato né tantomeno un’evasione nella neutralità morale dell’estetica: almeno quanto la letteratura, l’arte ha invece strutturato e rappresentato il pensiero e l’identità civile del nostro paese. Chi passeggia per piazza della Signoria a Firenze avverte che la bellezza che lo circonda è inseparabile dal senso di cittadinanza di giustizia e di vita morale che quasi informa ogni pietra e ogni statua».

Il neo presidente del Consiglio superiore del Mibac è un filosofo del diritto, non uno storico dell’Arte. Ma non è detto che – considerate le premesse – questo non possa essere un vantaggio. Subito dopo la nomina ha pronunciato parole chiare e molto apprezzate:” Mi porrò in linea di continuità con i miei predecessori, condivido molte scelte di Settis. La mia formazione viene dalla filosofia del diritto, forse per questo sarò meno insofferente verso le ristrettezze del momento. Ma è inutile dire che questo è un ministero sacrificato».

 Ma i concetti di De Sanctis che hanno colpito di più e che  sono stati ripresi e rilanciati dalle principali agenzie di stampa sono stati proprio quelli ricordati dalla prof. Angelini:  «Il bene culturale deve essere come l’acqua. Bisogna responsabilizzare i cittadini di fronte a questa ricchezza che non può intendersi in senso capitalistico. I profitti dei beni culturali si calcolano dopo secoli».

Augias conclude che “le considerazioni del nuovo presidente del Consiglio del Mibac fanno sperare che alle parole seguano i fatti”. Una speranza tante volte espressa, in occasioni come queste, e altrettante volte delusa. La “Voce della Bellezza” si augura di poter raccontare e commentare, presto e spesso, questi “fatti”.

(Nicola Commisso)

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