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Silvia Carbotti, Jekolab e le fiabe raccontate dai tablet

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26/08/2012

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Silvia Carbotti, Jekolab e le fiabe raccontate dai tablet

Si chiama Silvia Carbotti, ha poco più di 30 anni, ed  è la responsabile creativa di una giovane azienda torinese di successo, JekoLab, specializzata nella realizzazione, produzione e commercializzazione di applicazioni educative rivolte al’infanzia e suddivise per fasce d’età comprese tra i 3 e i 12 anni. Le app di JekoLab sono progettate per essere utilizzate sui principali tablet e dispositivi portatili. Questa di Silvia e della Jekolab è una storia che va raccontata. La storia di una ragazza pugliese (“una terra che ho amato e amo tuttora”) che a 18 anni va a Torino, frequenta l’università, sia laurea in Scienze dell’educazione e contemporaneamente comincia a lavorare con il web. Questo non le impedisce di conseguire un dottorato di ricerca in Tecnologie dell’Istruzione e dell’apprendimento.  Per un paio d’anni lavora, come freelance, sviluppa progetti legati al web, insegna all’università e lavora presso l’ufficio Attività editoriali del Teatro Stabile di Torino occupandosi dei portali della Fondazione. Nel tempo libero segue le sue passioni: canta – adora il jazz e ha una bella voce –  e disegna.

Poi, nel  2010, la svolta. Silvia vince il World Summit young Award 2010 nella categoria Education for All con La Nave di Clo, che si è ritagliata il suo spazio nel mondo del web per bambini,.e  quel premio internazionale e quelle settimane a New York diventano importantissime per arrivare dove è arrivata. Che cosa abbia significato  questo premio lo spiega a caldo la stessa Carbotti in un’ intervista a Nuok, un magazine online di viaggio, arte, cibo, chiavi usb nei muri e cultura di un’altra ragazza italiana molto intraprendente e creativa. Ma questa è una storia a parte.

“Durante i giorni nella “grande mela”, tra le varie attività di un fittissimo programma, – spiega Silvia Carbotti – abbiamo avuto modo di presentare il nostro progetto agli altri vincitori e ad un pubblico di giornalisti in una cornice del tutto insolita, l’Hard Rock Cafè in Time Square. Qualche giorno dopo ci è stata data la possibilità di discutere nei nostri lavori con i creativi della Wunderman, una delle più grandi factory pubblicitarie di New York, dai quali abbiamo ricevuto impressioni e suggestioni per poter migliorare i nostri lavori e far crescere il numero di utenti che vi transitano. Insomma non solo la possibilità di far conoscere le nostre idee ma anche tanti buoni suggerimenti per migliorarle”.

Così quanto torna a Torino diventa l’ anima di Jekolab, la giovane azienda italiana , nata nel 2011proprio  dalla volontà di creare un laboratorio creativo innervato da  una ‘cultura tecnologica’. Trova l’aiuto di circa venti svilupp-autori  e la collaborazione della Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Torino.

Fondamentale però è la spinta che viene dalle due aziende che fanno nascere Jekolab: la Fargo Film e la Appymob, che da anni operano nel settore della produzione video e della comunicazione multimediale. JekoLab  diventa così il primo laboratorio creativo completamente Made in Italy che sviluppa applicazioni per bambini.

Con un team multidisciplinare composto da esperti in tecnologie per la didattica, illustratori, grafici, informatici, molti dei quali sono anche mamme e papà, JekoLab realizza applicazioni che coniugano il modello interattivo tipico dei tablet e dei dispositivi portatili con i codici comunicativi adatti al pubblico dei più piccoli. Attraverso questo iter dà vita ad ambienti in linea con le loro capacità cognitive, i loro bisogni educativi e i nuovi stili di apprendimento.

“I nostri prodotti non sono semplici trasposizioni digitali di libri di fiabe –  ha spiegato Carbotti in un’intervista al quotidiano Avvenire – ma puntano a creare dei veri e propri ‘ambienti’ di fruizione che siano coerenti da un lato con le potenzialità die nuovi strumenti tecnlogici, che sviluppano la capacità di apprendere con i gesti, e dall’altro con le abilità proprie dei bambini nelle diverse fasi della crescita”.

“L’obiettivo di JekoLab – ha detto in un’altra intervista che compare sul blog di Francesco Russo   è di sfruttare le nuove opportunità che i tablet offrono anche ai più piccoli, fondendo la dimensione dell’intrattenimento con quella dell’apprendimento, prestando la massima attenzione a creare applicazioni sia attraenti per i piccoli sia intelligenti e utili per il loro sviluppo cognitivo e che presuppongono un uso in compagnia dei genitori. Il nostro intento è perciò di progettare apps che non siano semplici trasposizioni di libri stampati ma apps che esaltino le potenzialità educative dei nuovi dispositivi digitali, anziché trasformarli in comodi surrogati dei genitori”

Le applicazioni educative e i giochi di Jekolab sono disponibili, previa registrazione, su App Store per iPod, iPhone e iPad: Libroblò, Raperonzolo, I tre porcellini, Biancaneve sono le più interessanti e scaricate dai genitori per i bambini, un pubblico sempre più esigente. Biancaneve e i sette nani, l’ultima nata,  disponibile su AppStore al prezzo di 2,99 euro, è una fiaba interattiva per bambini dai 4 agli 8 anni, disponibile in italiano, inglese e francese su iPad, iPhone e iPod Touch.

Per coinvolgere i bambini nella narrazione sono state introdotte alcune attività ludiche proprie dei videogiochi: spostando gli oggetti con le dita si può – ad esempio – vestire la matrigna o aiutare i sette nani a raccogliere le pietre preziose nella miniera. Se i passaggi eseguiti sono corretti, la matrigna si trasforma in vecchina e scompare dallo schermo. A differenza dei videogiochi, però, queste attività non vincolano la narrazione ed è comunque possibile passare alle scene successive, così come – al contrario – ripercorrere le azioni più volte.

Una delle altre novità è la possibilità di registrare la voce di chi legge il racconto: non solo i più piccoli potranno così riascoltare la fiaba con la voce di mamma o papà, ma potranno allo stesso modo registrare e riascoltare la propria voce, eseguendo così un esercizio di lettura e riascolto.

Infine, la nuova app consente di combinare speakeraggio e testo scritto usando lingue diverse: in questo modo mentre si interagisce con i personaggi e gli elementi della scena sarà possibile ascoltare la fiaba in una lingua (inglese o francese) e visualizzare il testo in un’altra (italiano). “Volevamo che le nostre applicazioni potessero aiutare nei primi passi per l’insegnamento delle lingue”, spiega Silvia Carbotti.

Tutte le applicazioni di JekoLab sono realizzate in diverse lingue: italiano, inglese, francese e spagnolo con l’unico obiettivo di sviluppare capacità creative nei più piccoli. Sul sito ufficiale dell’azienda c’è anche uno spazio dedicato ai genitori per soddisfare qualsiasi domanda, curiosità o proposte sulle aplicazioni per arricchire il mondo Jekolab delle favole, in digitale, di Andersen, Caroll e dei Fratelli Grimm. JekoLab lavora in stretta collaborazione con la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Torino che ne supervisiona e certifica la qualità e l’indirizzo formativo. La Facoltà di Scienze della Formazione ha deciso di intraprendere la collaborazione con Jekolab condividendo con l’azienda un progetto culturale orientato a diffondere una nuova educazione ai media, una cultura tecnologica orientata non solo al benessere psico-fisico dei bambini e degli adulti, ma anche ad una maggiore qualità dei consumi tecnologici. (Fabio Pariante)

 

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