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Sansa: Quei capolavori sono nostri. Anzi siamo noi

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17/11/2012

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Sansa: Quei capolavori sono nostri. Anzi siamo noi

“Ho tanti quadri, io: Antonello da Messina, Veronese, Guercino, Strozzi. Sono miei, posso guardarli quando voglio. Non me li invidiate, sono anche vostri. Non è un modo di dire: siamo cittadini italiani. Quei tesori ci appartengono. Anzi, siamo noi”. Comincia così l’editoriale di Ferruccio Sansa in prima pagina  sul Fatto Quotidiano del 12 novembre, che è un misto di amarezza e orgoglio per quel patrimonio culturale unico al mondo che abbiamo noi italiani e di cui non conosciamo pienamente  il valore. Si tratta si 16  miliardi  di euro, azzarda qualcuno. Forse molto di più. Un patrimonio inestimabile. “Non solo. I beni culturali – prosegue Sansa – che siano palazzi, musei, quadri e libri ci garantiscono con il turismo oltre il 15 per cento del Pil”. Ancora: “la cultura dà lavoro a 400mila persone. Non sono astrazioni, non è filosofia, parliamo di denaro e di pane”. Ecco quanto vale la cultura, la bellezza e l’arte del nostro Paese.

L’articolo, che si può leggere integralmente nell’archivio della rassegna stampa della Camera dei Deputati, prosegue spiegando perché dobbiamo essere orgogliosi di questo patrimonio e dobbiamo difenderlo. “Bisognerebbe cambiare verbo: non avere, ma essere. Quei dipinti di Antonello da Messina, Tintoretto, Giotto siamo noi. UN popolo che ha saputo concepirli e realizzarli, spesso per il solo desiderio di dare un senso e una prospettiva al mondo. Di comporlo in un’armonia”. Non è solo questione di soldi. Qui ci sono in gioco i valori più profondi dell’uomo e ha ragione Sansa quando scrive che “miliardi di persone cercando un dio ritrovano nei pensieri le mani che si sfiorano sulla vota della Cappella Sistina”.

Eppure i turisti ormai preferiscono Francia, Stati Uniti, Inghilterra e Spagna. Nel ‘7o eravamo in vetta come meta turistica, oggi siamo al quinto posto. La Francia attira 79 milioni di visitatori, contro i nostri 49 milioni. Qualcosa non va. “Qualcosa si è perso – osserva amaramente Sansa –  senza che noi ce ne accorgessimo: non i colori dei dipinti, ma quelli della nostra vita“… Il nostro patrimonio ci ricorda chi eravamo, chi siamo, ma anche chi dovremmo essere. Sono appiglio e testimonianza, ma al tempo stesso inducono un senso di colpa”. Un sapore amaro, che Sansa ci invita a far sparire. “Oggi, forse, chi visita l’Italia non riesce a vedere l’armonia e la vitalità che hanno ispirato l’arte. Perché la Pietà è opera di un unico genio, ma dietro alla sua mano c’era il tratto di un intero popolo. Spetta a noi adesso ritrovarlo”.

(Bruno Cossàr)

Qui il Pdf dell’articolo. Articolo Sansa sul Fatto Quotidiano

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