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Roma celebra Afro nel centenario della nascita

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08/12/2012

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Roma celebra Afro nel centenario della nascita

Fino al 6 gennaio il Museo Carlo Bilotti di Roma ospiterà la mostra “Afro. Dal progetto all’opera. 1951-1975” curata da Barbara Drudi, e Peter Benson Miller

Tramite l’esposizione di 37 opere tra le più importanti dell’artista,  la mostra è una sorta di retroscena del lavoro di Afro, e permette di sottolineare l’influenza della pittura astratta sui processi di elaborazione delle sue opere.

L’evento  si svolge in occasione del centenario della nascita di Afro e la capitale, scenario del suo lavoro, dalla formazione alla maturità, ne celebra l’opera mostrando  dipinti e  disegni di diverse dimensioni, dai piccoli progetti fino ad opere di oltre due metri, tutti datati tra il 1951 e il 1975, anni tra i più significativi dell’attività di Afro.

Afro nasce a Udine nel 1912. Nel ‘28, appena sedicenne, espone insieme ai fratelli Dino e Mirko alla prima e unica Mostra della Scuola Friulana d’Avanguardia. Nel 1930, grazie a una borsa di studio offerta dalla Fondazione Artistica Marangoni di Udine, Afro ha l’opportunità di recarsi a Roma in compagnia del fratello Dino e di entrare in contatto con l’ambiente artistico della capitale.
Dal ‘31 inizia a partecipare alle diverse Mostre Sindacali e nel ’33 espone alla Galleria del Milione di Milano, insieme ai friulani Bosisio, Pittino e Taiuti; successivamente Afro si trasferisce a Roma. Nel ‘35 partecipa alla Quadriennale di Roma, e nel ’36 alla Biennale di Venezia; dove esporrà anche nel ’40 e nel ’42. Dopo l’esperienza della Scuola Romana, la realizzazione di diverse opere di pittura murale ed il temporaneo avvicinamento al Neocubismo, nel 1950 Afro si reca negli Stati Uniti ed inizia la ventennale collaborazione con la Catherine Viviano Gallery. Il differente clima culturale e i molteplici movimenti artistici americani di quell’epoca, rimarranno impressi nella memoriadell’ artista e verranno rielaborati in seguito in maniera del tutto personale.

Nel ’52 aderisce al gruppo degli Otto, con i quali prende parte alla XXVI Biennale; in occasione dell’edizione successiva, Lionello Venturi gli dedica un saggio critico, dove mette in evidenza l’abilità tecnica, la precisione e la passione per il lavoro, l’eleganza naturale e la poesia dell’artista. Nel 1955 è presente alla prima edizione di Documenta a Kassel, alla Quadriennale ed alla Mostra itinerante negli U.S.A.: The New Decade: 22 European Painters and Sculptors. Ormai Afro ha raggiunto consensi e fama soprattutto a livello internazionale e nel 1956 ottiene il premio come miglior pittore italiano alla Biennale di Venezia. Nel 1958, prende parte, insieme ad Appel, Arp, Calder, Matta, Mirò, Moore, Picasso e Tamayo, alla decorazione della nuova sede del palazzo dell’UNESCO a Parigi dipingendo Il Giardino della Speranza. Gli anni 1959-‘60 vedono ancora Afro impegnato a livello internazionale: è invitato a II Documenta a Kassel, è vincitore del premio a Pittsburgh e del premio per l’Italia al Solomon R. Guggenheim di New York. Nel 1961 J. J. Sweeney, curatore del Guggenheim Museum di New York, gli dedica una splendida monografia.
Gli anni ’70 sono caratterizzati dall’intensificarsi dell’opera grafica e da un diradarsi dell’attività pittorica ed espositiva. Muore a Zurigo nel 1976.
Andrea Mazzuca

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