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Le alghe diventano biocarburante: dal mare nuove risorse

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15/03/2013

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Le alghe diventano biocarburante: dal mare nuove risorse

C’è chi ne fa cuscini per curare le allergie, chi le mangia, chi ci cammina sopra e adesso sono anche una nuova risorsa per energia alternativa: sono le alghe. Utilizzate come biocarburante, le alghe sono in grado di produrre 30 volte più energia per ettaro di qualsiasi altra fonte bioenergetica e molte aziende stanno già riempiendo i propri serbatoi con il nuovo biocarburante. Al Sundance Film Festival  dello scoro anno, per esempio, la società Solazyme ha presentato la nuova Mercedes C320 segnando la prima vera prova su strada del mondo con biocarburante di alghe. Le alghe per produrre biocarburanti possono essere coltivate in stagni o in serre, senza ostacolare la produzione delle risorse agricole e le differenze nella produzione è bene evidente: all’aperto in stagni o piscine, la temperatura e gli agenti climatici fanno da padroni, mentre al chiuso le variabili ambientali sono sensibilmente ridotte, facendo magari porre maggiore attenzione per alle attrezzature e allo spazio dedicato. Uno degli ostacoli finora risulta quello legato alla disponibilità commerciale e la gestione della produzione con un prezzo accettabile e la sfida più grande per la ricerca, è quella di rendere il tempo di decomposizione della biomassa delle alghe tale che il biocarburante risulti economicamente competitivo e sostenibile, quindi per meno di 60 dollari al barile.

Le colture algali non competono con le colture agrarie per terreni fertili, non richiedono pesticidi e si possono realizzare su acqua di mare o di fiume da dove, in sinergia con i batteri associati, le microalghe prelevano i nutrienti che riciclano in biomassa dalla quale è poi possibile ottenere mangimi proteici o fertilizzanti oltre che biocombustibili. Il potenziale è altissimo nonostante il processo di produzione del biocarburante dalle alghe è praticamente lo stesso di altre tecnologie. Teoricamente si stima una resa possibile tra i 1000 e i 20000 litri di biocarburante per ettaro in funzione della specie di alga coltivata. Calcolando che il potenziale di produzione negli USA si possa aggirare intorno ai 8 – 16 milioni ettari, questi potrebbero produrre abbastanza alghe per sostituire il petrolio e lasciare all’agricoltura 180 milioni di ettari di terreni agricoli. La coltura di microalghe in fotobioreattori rappresenta l’esempio maggiormente sviluppato, negli ultimi anni, di biotecnologie applicate ai sistemi foto sintetici: tale coltura, ottenibile mediante impiego di soluzioni saline, consente l’utilizzo dell’energia luminosa con efficienze di gran lunga superiori rispetto alle colture vegetali tradizionali.

Più in generale, con biomassa si intende l’insieme di molti materiali, di natura eterogenea. Si può dire che è biomassa tutto ciò che ha matrice organica, con esclusione delle plastiche e dei materiali fossili. La biomassa rappresenta la forma più sofisticata di accumulo dell’energia solare. Questa, infatti, consente alle piante di convertire l’anidride carbonica in materia organica, tramite il processo di fotosintesi, così da fissare tonnellate di carbonio all’anno. I  fini energetici sono quelli di utilizzare i materiali organici la cui combustione li trasforma in altre sostanze da usare negli impianti di conversione. Le più importanti tipologie di biomassa sono: residui forestali, scarti dell’industria di trasformazione del legno, scarti delle aziende zootecniche, gli scarti mercatali e i rifiuti solidi urbani.

In Italia, il primo impianto a biomasse da alghe è a Venezia. La centrale, ancora al centro di polemiche per costi e gestione, è a emissioni zero e dovrebbe produrre circa 40 Mw, di cui 7Mw destinati al Porto di Venezia. La laguna è piena di alghe e altre saranno coltivate in un area a Marghera grande tra gli 8 e i 12 ettari. Le alghe, una volta essiccate e lavorate fino ad ottenere una miscela di idrogeno e monossido di carbonio, servono ad alimentare la turbina a gas che produce energia e il gas emesso dalla turbina, cioè l’anidride carbonica, alimenta la crescita di altre alghe. Inoltre, le alghe possono essere utilizzate anche per ripulire le acque reflue da composti azotati e anidride carbonica proveniente dagli impianti e i tecnici parlano chiaro: “Le alghe hanno un grande potenziale per la produzione di biocarburanti -spiega Kathe Andrews-Cramer del Sandia National Laboratories – siamo sicuramente in grado di sostituire tutti i nostri carburanti, diesel e biocarburanti con oli derivati da alghe”.

Vanessa Quinto

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