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La natura di Marzio Tamer negli spazi del Muse di Trento

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12/04/2016

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La natura di Marzio Tamer negli spazi del Muse di Trento

Rappresentare l’aspetto artistico della natura in uno dei templi della biodiversità. Con questo tamer (1)presupposto Stefano Zuffi, Lorenza Salamon e Michele Piva hanno curato e allestito presso gli spazi del Muse, il Museo delle scienze di Trento, la mostra “Nature. The Art Of Marzio Tamer”. Sostenuta da Inaz, con la sua presidentessa Linda Gilli, la mostra si svolgerà dal 16 aprile al 25 settembre e approfondirà l’opera di uno dei maggiori artisti figurativi italiani contemporanei. Un artista, che negli ultimi vent’anni, ha appassionato direttori come quello dell’Art Museum di Denver e collezionisti internazionali del calibro Lord Jakob Rotschild.

Formatosi da autodidatta, guardando alle avanguardie europee di inizio Novecento ma con un occhio attento anche alla contemporaneità, Marzio Tamer non poteva trovare uno spazio più adeguato per esporre le proprie opere. L’artista originario di Schio, infatti, privilegia soggetti legati alla natura, al mondo animale e al paesaggio. Rinoceronti, uccelli, piante, dettagli di ambienti, scorci di paesaggi, atmosfere e stagioni sono rappresentati nei suoi dipinti attraverso un perfezionismo maniacale, fatto di colori nitidi e perfetti, e pennellate assolutamente precise.

tamer (4)

Il percorso espositivo mostrerà tutto questo attraverso quaranta opere suddivise per quattro temi: animali, paesaggi, sassi e nature morte. E mostrerà il passaggio dall’acquarello alla pittura acrilica e alla tempera all’uovo. Con quest’ultima tecnica, basata su tempi dilatati e lunghe riflessioni, Tamer ha portato a termine la propria ricerca personale. I suoi soggetti, infatti, sembrano talmente realistici, da dare l’impressione di poter essere toccati. Al tempo stesso, però, vengono collocati in un universo tutto loro senza riferimenti topografici o temporali, creando un contrasto che lascia trasparire nel visitatore ciò che conta veramente: le emozioni provocate dall’opera.

Lorenzo Fusco

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