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Il fascino dell’Italia e il genio di Escher

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28/09/2014

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Il fascino dell’Italia e il genio di Escher

6822Lw270[1]È la natura, e non poteva essere altrimenti, il punto d’inizio di una riflessione profonda, in cui sono il numero e la simmetria a svelare i segreti e le bellezze di una struttura invisibile, di una rete di connessioni da cui ogni cosa sembra dipendere e trarre forza ed identità: quando si visita una mostra come quella di scena al Chiostro del Bramante a Roma, fino al 22 febbraio 2015, dedicata al disegnatore ed incisore olandese Maurits Cornelis Escher, una volta superato il primo impatto, quello che rende vorace l’occhio del visitatore e lo rimbalza da un’opera all’altra, come fosse preda di un incanto, ci si chiede quale sia stata la scintilla, la genesi di un simile modo di osservare la terra, il cielo, le cose in movimento.

A correre in soccorso del pubblico sono le audioguide, gratuite qui al chiostro del Bramante, ed un ricco apparato didattico: fonte di ispirazione per Escher furono le irregolarità dei paesaggi  italiani.

Le spiagge e le scogliere a picco della Calabria, i monti e la vegetazione della Toscana, della Campania e dell’Abruzzo, dove tra i boschi, come funghi, si sviluppano nuclei cittadini minuscoli e complessi, aggrappati spesso al fianco di una montagna, furono per l’artista olandese una prodigiosa illuminazione, una lente attraverso cui scorgere una verità occulta: il ritmo, la ripetizione e l’intervallo, la successione e la sospensione delle forme e dei colori; insomma, il numero come motore del tutto.escher[1]

Sono 130 le opere in mostra: è raro attraversare un percorso espositivo così denso e riconoscere gran parte dei quadri, troppo spesso utilizzati in maniera selvaggia per pubblicizzare eventi e prodotti commerciali.  Escher giunse in Italia per un viaggio formativo, per affinare la proprie tecniche e svilupparne di nuove: forse furono proprio i mosaici ammirati a Siena, città che ospitò negli anni venti la sua prima personale, e la foresta di marmo creata dal Bernini per incorniciare piazza San Pietro, di cui catturò l’anima in uno splendido disegno in bianco e nero, a fargli dire un giorno “Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile” e “Adoriamo il caos perché amiamo produrre l’ordine”.

Andrea Mazzuca

 

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