Thursday, Apr. 18, 2024

Da Kabul alla Nuova Arca nell’Agro Romano

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10/04/2012

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Da Kabul alla Nuova Arca nell’Agro Romano

L’esperienza di Hadi Ahmadi  presso “La Tenda di Abramo”

Siamo nell’Agro romano, lungo via dei Casali di Porta Medaglia, nel XII Municipio, i quartieri Eur e Laurentino distano solo quindici chilometri e la città sembra un ricordo lontano. Qui sorge una cooperativa sociale, la Nuova Arca, nata da un’idea dell’attuale responsabile, Salvatore Carbone: “La Tenda di Abramo è la struttura della cooperativa dove ascolto, accoglienza e integrazione sono i punti fondamentali di un lavoro che ha come obiettivo finale l’inserimento socio-lavorativo”.

La Tenda di Abramo è la struttura della cooperativa sociale, un villino d’epoca all’interno della proprietà agricola della Società San Paolo lontano dal trambusto della città.

I progetti realizzati all’interno della casa famiglia sono tre: Artigianato solidale per produrre oggetti e bomboniere, si tratta di un’attività che valorizza manualità, creatività e lavoro di gruppo; Immagine responsabile che offre opportunità di lavoro nel campo della produzione e della post-produzione di foto e video; Agricoltura solidale che si sviluppa su un terreno a pochi passi dalla cooperativa sociale, coltivato con il metodo biologico grazie al lavoro dell’agronomo, Gabriele Centofanti, e di chi trova accoglienza presso la casa famiglia.

Qui si trova Hadi Ahmadi un ragazzo afghano di vent’anni che ha lasciato il suo paese quando ne aveva solo tredici per via della guerra. Prima di arrivare in Italia, nel febbraio del 2008, il suo è stato un tragitto lungo, durato anni, passando da una frontiera all’altra subendo spesso violenze: “Ho lasciato il mio paese passando per l’Iran, la Turchia e la Grecia. Camminavo tanto fino a non sentire più le gambe”.

Poi la terribile esperienza di viaggiare nel doppiofondo di un tir in condizioni disumane: “Avevo paura di essere scoperto in qualsiasi momento, io assieme con altri, viaggiavamo al buio con poca acqua e un pacco di biscotti”.

Dopo esser arrivato a Bari ha preso un treno per Roma ma la polizia lo ha fermato perché privo di documenti. Ha girato tanto passando da un centro d’accoglienza all’altro, poi divenuto maggiorenne l’arrivo alla cooperativa sociale che gli ha cambiato la vita: “La fortuna di aver trovato un lavoro, grazie alla Nuova Arca, mi ha dato la possibilità di rifarmi una nuova vita in Italia”.

Adihi un giorno spera di poter tornare in Afghanistan ma fa capire che il suo desiderio difficilmente potrà realizzarlo presto: la guerra ancora in atto glielo impedisce.
(Alessandro Filippelli – Lumsa News)

 

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