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Con la ricerca Censis presentati il sito e il premio “La Voce della Bellezza”

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11/07/2012

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Con la ricerca Censis presentati il sito e il premio “La Voce della Bellezza”

La nuova testata on-line e  il premio giornalistico “La Voce della bellezza” sono stati presentati oggi a Roma nell’ambito dell’illustrazione della ricerca “Il valore economico della bellezza in Italia”. L’indagine, promossa dalla Fondazione Marilena Ferrari in collaborazione con il Censis, ha voluto fare luce sul profondo legame che intercorre tra bellezza ed economia, cercando di far emergere quanto il bello incida sul Pil del nostro Paese, specialmente nell’attuale situazione di crisi. Secondo il curatore dell’indagine, Giulio De Rita, che ha aperto la conferenza stampa, “non dobbiamo credere che la bellezza, in Italia, sia solo un bel quadro da appendere in soggiorno, tutt’altro: essa rappresenta il nostro stesso dna, la nostra identità. Credere che gli investitori internazionali diano più peso alle politiche economiche, alla spending review che taglia posti letto, auto-blu e province invece che ai dati di questa nostra ricerca, è completamente errato. Bisogna ripartire da settori che rappresentano la nostra ‘nazionale maggiore’, come l’alta moda, che non ha perso nessuna quota di mercato, e far sì che il suo atteggiamento positivo, caratterizzato dalla passione per il bello, impregni a cascata tutti i campi industriali e artigianali attualmente in difficoltà”.

Se dunque perdere terreno nei confronti delle altre nazioni europee è per De Rita del tutto inaccettabile, per Giovanni Puglisi, presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, le sconfitte attualmente inferte dalla paccottiglia cinese ai prodotti nostrani sono premonitrici di disfatte future ancora più pesanti: «i cinesi hanno qualcosa che noi italiani stiamo sempre più perdendo, ossia l’intelligenza dell’umiltà. Dieci anni fa infatti, dopo aver ammesso di non essere alla stessa nostra altezza nel restauro di tessuti, tappeti e arazzi,  Pechino ha mandato a Prato propri apprendisti pronti a imparare tecniche all’avanguardia. E’ quindi più che normale che in quel settore oggi essi siano diventati bravissimi: infatti, proprio attraverso la tanto vituperata riproduzione di oggetti made in Italy, tipica della loro economia, essi prima o poi diverranno maestri, iniziando a produrre opere autentiche, informate da una cultura artistico-estetica, risalente alla Cina degli imperi, che in fatto di raffinatezza ha poco da invidiare alla nostra. Come scongiurare dunque questo pericolo? La risposta è evidente: dando priorità politica alla cultura, impegno sempre disatteso dai governi degli ultimi cinquant’anni. Basti pensare – ricorda Puglisi – a buona parte dei siti archeologici siciliani e a pezzi del nostro patrimonio dispersi o mal custoditi. Un esempio per tutti: la Venere di Morgantina che fino a pochi anni fa è stato uno dei pezzi più preziosi del Getty Museum:  oggi che è ritornata in Sicilia riceve pochissimi visitatori, 50mila l’anno, che dopo aver dato prova di grande eroismo raggiungendola utilizzando strade e infrastrutture carenti, sono costretti ad ammirarla all’interno di una sala di pochi metri quadrati che assolutamente non le rende giustizia».

Un impegno politico da potenziare, dunque, che per Fabio Lazzari, vicepresidente della Fondazione Marilena Ferrari, va integrato con la formazione dei giovani italiani, che devono tornare ad affollare le nostre aziende riappropriandosi dei saperi della tradizione lavorativa del Paese, colpevolmente sempre più patrimonio dei nostri concorrenti: «La bellezza del Rinascimento ci permea anche oggi: tutto quello che dobbiamo fare è ricondurre le generazioni più giovani, gli artigiani del futuro, ad accorgersene, ad avere uno sguardo nuovo, penetrante, che riconosca nelle nostre tradizioni produttive un modello ancora oggi vincente perché di qualità superiore».

Esempi di questo paradigma distintivo sono stati presentati dal prof.Cesare Protettì, direttore della Scuola di formazione al giornalismo dell’università Lumsa di Roma.  Storie a carattere locale, fatte emergere dai praticanti del Master, e che rappresentano aspetti di un’Italia rispettosa del passato, ancora piena di sensibilità e inventiva. (Fabio Grazzini – Lumsanews)

 

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