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Arturo Vittori: l’uomo che trasforma l’aria in acqua

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28/06/2015

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Arturo Vittori: l’uomo che trasforma l’aria in acqua

warka waterProduce fino a cento litri di acqua potabile al giorno sfruttando l’umidità presente nell’atmosfera e potrebbe risolvere il problema della siccità in molte aree depresse del pianeta, con ripercussioni importanti dal punto di vista sociale ed economico. Stiamo parlando di Warka Water, una rivoluzionaria torre, in grado di catturare l’H2O, sfruttando il principio della condensazione dell’aria, causata dall’escursione termica giorno-notte, molto comune in Africa. Progettata dall’architetto italiano Arturo Vittori, la struttura è stata presentata alla Biennale d’architettura di Venezia del 2012 e poi testata a Bomarzo.

Dopo una raccolta di fondi online, è stata installata nel villaggio di Dorze, in Etiopia, alla presenza dell’ambasciatore italiano Giuseppe Mistretta. Proprio dalla lingua etiope, del resto, è tratto il nome. Warka infatti, indica nella lingua locale un grande albero di fico, che nella tradizione è simbolo di fecondità e generosità. Lo stesso termine, nella cultura pastorale, identifica il luogo di aggregazione e istruzione della comunità.

Assemblarla costa poco, non più ci cinquecento dollari, visto che è formata da una torre di bambù, una rete plastica di nylon per condensare l’acqua e un collettore per raccoglierla ed eliminarne le impurità. Questa sua grande accessibilità, tuttavia, costituisce anche uno dei suoi più grandi ostacoli. Dal momento che non esistono possibilità di lucro, potrebbe essere difficile trovare i cento cinquanta mila dollari in grado di trasformare quest’invenzione in un progetto serio e su vasta scala.

Se il progetto di Vittori trovasse i finanziamenti necessari però, la rivoluzione sarebbe di portata colossale, soprattutto in molte zone dell’Africa, dove l’accesso all’acqua è un grosso problema. Warka Water, infatti, consentirebbe alle donne di molti villaggi, di dedicarsi alle proprie attività e non a lunghi viaggi per procurarsi l’acqua. Inoltre, garantirebbe una migliore salute ai bambini. La gestione diretta delle comunità locali, poi, si renderebbero totalmente autosufficienti.

Lorenzo Fusco

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